La cena de le ceneri

Giordano Bruno

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    SCHEDA LIBRO:
    AUTORE: Giordano Bruno
    TITOLO: La cena de le ceneri
    EDITORE: Mondadori
    COLLANA: Oscar classici
    PAGINE: 144
    EURO: € 9,00
    ISBN: 978-8804394891
    FORMATO KINDLE: € --

    TRAMA:
    La Cena de le Ceneri è divisa in cinque dialoghi ed è la seconda opera in volgare di Giordano Bruno. Bruno immagina che il nobile sir Fulke Greville, il giorno delle Ceneri, inviti a cena Bruno, Giovanni Florio, segretario dell’ambasciatore francese, il medico Matthew Gwinne, il cavaliere Brown e due dottori luterani di Oxford.
    Bruno vi difende la teoria di Niccolò Copernico contro gli attacchi dei conservatori e contro chi, come Andrea Osiander, considera solo un’ipotesi ingegnosa quella del Copernico, «uomo» – scrive Bruno – «che non è inferiore a nessuno astronomo, che sii stato avanti lui [...]: al che è divenuto, per essersi liberato da alcuni presuppositi falsi de la commune e volgar filosofia, non voglio dir cecità, ma però non se n’è molto allontanato; perché lui più studioso de la matematica, che de la natura, non ha possuto profondar e penetrar sin tanto, che potesse a fatto toglier via le radici d’inconvenienti e vani principii».
    I vani principi sono la finitezza dell’universo e il credere che in esso esista un centro dove ora dovrebbe trovarsi immobile il sole come prima vi si immaginava fissa la terra. Seguendo la Docta ignorantia del Cusano, Bruno sostiene l’infinità dell’universo, in quanto effetto di una causa infinita, e dunque l’insussistenza di un centro. Bruno è naturalmente consapevole che le Scritture sostengono tutt’altro – finitezza dell’universo e centralità della terra – ma, risponde, «se gli dei si fossero degnati di insegnarci la teorica delle cose della natura, come ne han fatto favore di proporci la pratica di cose morali, io più tosto mi accosterei alla fede de le loro rivelazioni, che muovermi punto della certezza de mie raggioni e proprii sentimenti». Ma la Scrittura tratta le norme morali, non è già una filosofia della natura, non si occupa delle speculazioni e delle dimostrazioni delle cose naturali: la Scrittura «parla al volgo di maniera che, secondo il suo modo di intendere e di parlare, venghi a capire quel ch’è principale».
     
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